Firenze rappresenta la culla del Rinascimento, il luogo in cui tutto ha avuto inizio. Vi furono decenni ricchi di personalità artistiche, politiche e intellettuali che rinnovarono profondamente la cultura dell’epoca. Fu un momento storico di rinascita e di riscoperta del mondo antico.
Ma ti sei mai chiesto quando inizia il Rinascimento? In questo articolo ti racconterò la vicenda che determinò l’inizio della nuova rinascita artistica, culturale e sociale a Firenze.
Siamo nel 1401, Firenze è in grande fermento: botteghe artigianali, cantieri architettonici e atelier artistici si susseguono tra le stradine di ciottoli, in cui svettano case torri e palazzi medievali. Le corporazioni dei mestieri dominano la città, controllano i mercati e finanziano le più importanti opere pubbliche cittadine. Tra queste, l’Arte di Calimala, una delle più prestigiose corporazioni di mestieri attive a Firenze dal 1100.
L’Arte di Calimala o dei Mercatanti, acquistava materie prime in Europa, come la lana grezza inglese e i panni franceschi delle fiere della Champagne, per la produzione di tessuti pregiati. Questi materiali venivano portati a Firenze per la lavorazione a dorso di mulo. Il simbolo della corporazione riporta, infatti, uno di questi panni arrotolati a torsello, una tecnica che ne permetteva il più agevole trasporto. Una volta lavorati, i celebri panni fiorentini ripartivano per essere venduti nei mercati italiani ed esteri.
La ricchezza e il prestigio di Calimala portarono la corporazione a finanziare moltissime opere d’arte pubbliche, tra cui la decorazione della porta nord del Battistero di San Giovanni. È proprio qui che inizia la nostra storia.
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Nel 1401 l’Arte di Calimala bandì un concorso aperto a tutti gli artisti e orafi della città per la decorazione della porta nord del Battistero di San Giovanni.
Il concorso prevedeva la realizzazione di una formella polilobata nella quale fosse riprodotta la scena con il sacrificio di Isacco, un tema appartenente all’Antico Testamento, che non aveva legami con l’argomento che poi sarebbe stato realizzato, ovvero le storie del Nuovo Testamento.
Alla selezione parteciparono 7 tra i più importanti artisti del tempo, tra cui Filippo Brunelleschi, che all’epoca era un orafo, e Lorenzo Ghiberti. Le vicende del concorso ci vengono narrate dalla penna dello stesso Ghiberti che racconta nei suoi Commentari tutto ciò che avvenne in quei giorni, inclusa la sua indiscussa vittoria.
Eppure la Storia ha tramandato fino ad oggi una versione leggermente diversa da questa. Prima, però, scopriamo più da vicino le due formelle che si contesero il premio finale.
Questa è la formella realizzata da Ghiberti. La scena è molto armoniosa e lineare, sviluppata su due piani verticali, quello dove si trova Abramo con Isacco e quello in cui sono posizionati i due servi con l’asino.
Isacco ha un corpo scultoreo, come le sculture antiche, e ha uno sguardo e un atteggiamento rassegnato. Abramo ha uno sguardo concentrato e fermo, come quello di chi si fida ciecamente di Dio e fa ciò che gli viene richiesto.
Ghiberti è un ottimo orafo, la sua tecnica è eccellente , ogni figura è cesellata con maestria e vi è una grande ricerca di perfezionismo e preziosismo, nei tessuti, nei dettagli, nei volti. Quest’opera si inserisce perfettamente nella cultura artistica del tempo: il gotico internazionale.
La formella di Brunelleschi stravolgerà completamente lo stile dell’epoca, realizzando una composizione che già accenna alla prospettiva, perché sviluppata su due piani orizzontali. Lo scultore pone in primo piano la scena più catartica, ovvero il momento in cui l’angelo blocca la mano di Abramo prima che sacrifichi Isacco. Al centro della scena si trova il coltello, fulcro simbolico di tutta l’azione.
I personaggi sono disposti all’interno di un triangolo, il cui centro è occupato dalla figura di Isacco. I volti dei protagonisti sono sofferenti: Abramo è deciso ma trasmette il suo dolore, Isacco invece è disperato, cerca di divincolarsi dalla morsa del padre, vorrebbe fuggire da quella sorte così come ogni altro essere umano nella sua situazione.
I due personaggi nella parte bassa sono più distaccati dal fondo, a sottolineare ancor di più la differenza prospettica, dettaglio incredibile per l’epoca. In particolare il servo sulla sinistra riprende una scultura ellenistica in bronzo, Lo spinale, della quale a Firenze si trovava una copia in marmo, oggi conservata agli Uffizi.
In quest’opera troviamo tutti gli elementi che caratterizzeranno la rinascita culturale del Quattrocento. Vi è una grande attenzione all’uomo, alla sua proporzione anatomica ma soprattutto ai suoi sentimenti. Brunelleschi inizia già a ricercare una prospettiva lineare centrica che dia veridicità alla scena. Infine, vi è un chiaro richiamo al mondo antico e alla semplicità decorativa che diventerà la caratteristica distintiva dello stile di Brunelleschi e, in seguito, di tutto il Rinascimento.
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Siamo giunti, infine, alla domanda fatidica: ma quindi, chi vinse questo concorso?
È probabile che il premio fu dato Ghiberti e Brunelleschi ex aequo e che fu proposto ai due artisti di lavorare insieme alla decorazione della porta. Brunelleschi però si rifiutò di condividere il suo lavoro con un artista che avesse uno stile così diverso dal suo e lasciò Firenze per recarsi a studiare l’arte antica a Roma insieme a Donatello.
Sarà Ghiberti ad occuparsi della decorazione della porta e, sempre a lui, sarà poi commissionata la realizzazione della celebre Porta del Paradiso.
Le due formelle originali sono state conservate negli anni e oggi è possibile ammirarle nel Museo del Bargello, il più importante museo di scultura rinascimentale di Firenze.
Nella sala dedicata all’arte di Donatello è possibile osservare da vicino le formelle e comprenderne la distanza stilistica: Ghiberti concluse in grande la stagione gotica, Brunelleschi aprì in sordina, e forse in modo troppo all’avanguardia, la nuova epoca rinascimentale.
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