Può Dante essere considerato a tutti gli effetti il padre della lingua italiana?! Può, per questo motivo, essere celebrato in una giornata?! Il Governo italiano pensa di sì, e ha istituito per il 25 marzo il Dantedì, una giornata dedicata al Sommo Poeta fiorentino.
I dantisti (da non confondere con i dentisti) pensano, infatti, che il 25 marzo sia iniziato il viaggio ultraterreno raccontato nella Divina Commedia, lo stesso che ha annoiato le ore scolastiche di molti studenti italiani.
Ma chi era davvero Dante? Scopritelo in questo articolo dedicato all’uomo che divenne il padre della lingua italiana.
Se adorate Dante e la letteratura non potete perdere la nostra passeggiate dedicata al Sommo poeta Dante Alighieri a Firenze.
E per i più piccoli? Nessuna paura, abbiamo pensato anche a loro! Scopri il nostro tour Piccoli esploratori sulle tracce di Dante Alighieri a Firenze. Un’avventurosa passeggiata nel centro storico per rivivere, giocando e divertendoci, la vita, gli incontri, gli amori e le opere di Dante.
Dante, prima di essere poeta, fu un valoroso cavaliere.
Sebbene la famiglia non fosse nobile, egli combatté in alcune battaglie a dorso di cavallo. Una delle più famose è quella di Campaldino, lo scontro che vide protagonisti i guelfi di Firenze e Pisa contro i ghibellini di Arezzo.
La battaglia, combattuta nella vallata tra Poppi e Pratovecchio, fu ricordata come un evento storico fondamentale per l’egemonia di Firenze in Toscana. Lo stesso Dante contribuì alla diffusione di questa idea, parlandone all’interno della Divina Commedia (Purgatorio, canto V).
Sappiamo tutti che il grande amore di Dante fu Beatrice (in realtà Bice), una ragazza, conosciuta a 9 anni, di cui il poeta rimase invaghito per tutta la vita.
Questo amore fu davvero platonico, perché Beatrice non si accorse mai di Dante, e dopo quella volta, loro si rividero solo all’età di diciotto anni, quando Beatrice era ormai sposata.
Anche la seconda volta non si rivolsero parola, eppure Dante si innamorò di lei, al punto da dedicarle molti versi e da renderla sua guida nei canti del Paradiso.
Un privilegio che non spettò mai alla moglie, Gemma Donati. Pensate che addirittura la sua unica figlia decise di chiamarla Beatrice!
Quando pensiamo ai poeti e ai letterati li immaginiamo sempre chiusi nel loro studio immersi in libri, enciclopedie e scritti.
Colui che diede vita al volgare fiorentino, invece, era un uomo a cui piaceva la vita sociale, che amava rimboccarsi le maniche e impegnarsi attivamente nella propria città. Negli anni ‘90 del Duecento riuscì ad entrare nell’Arte dei Medici e Speziali con l’unico pretesto di poter avere accesso a cariche politiche e fare la differenza.
Era politicamente schierato con i guelfi bianchi contro i guelfi neri, appoggiati da Bonifacio VIII. Questi furono gli anni più turbolenti per Dante, quelli che lo videro protagonista della gestione interna di Firenze, e si conclusero nel 1302 quando fu condannato, in contumacia, al rogo e all’espropriazione dei beni. Per fortuna Dante era già lontano dalla patria, dove non tornerà mai più.
Avete idea di cosa si prova quando si va lontani da casa? Nostalgia della propria città e della famiglia, paura di dover iniziare una nuova vita altrove, necessità di mostrarsi al meglio per fare bella figura sugli altri.
Dante ha vissuto le stesse emozioni, con l’aggiunta di non poter mai più tornare a casa, dalla propria famiglia, nella città della sua infanzia e delle sue radici. Questa condizione di esule accompagnerà Dante per vent’anni, nei suoi spostamenti tra Forlì, Bologna, Lucca, Verona e Ravenna, e rimarrà impressa nei suoi scritti, come condizione necessaria ma dolorosa.
Morì a Ravenna, nel 1321, di malaria e qui venne sepolto. Le sue spoglie furono per secoli nascoste dai frati per paura che i fiorentini le trafugassero e le riportassero a Firenze, finché nel 1865 un muratore le ritrovò per caso facendo dei lavori nel chiostro della chiesa.
Oggi Dante riposa sereno a Ravenna, e quello dentro Santa Croce è solo un cenotafio commemorativo.
Tra le curiosità fiorentine legate a Dante indubbiamente figura il celebre sasso su cui il poeta era solito fermarsi e sedersi per riposare, pensare ed osservare i lavori di costruzione della Cattedrale. Ancora oggi, infatti, il sasso è visibile in Piazza delle Pallottole con un’iscrizione “il sasso di Dante”.
Una leggenda racconta che un giorno, mentre Dante era assorto nei suoi pensieri, seduto sul solito sasso, passò un conoscente che, avvicinatosi, chiese al poeta:
“Oh Dante, icchè ti piace di più da mangiare?”
“L’ovo” rispose Dante.
L’anno dopo, la stessa persona curiosa ripassò di lì e, vedendo Dante ancora seduto nel suo luogo preferito e sempre assorto, si avvicinò nuovamente e gli chiese:
“Co’ icchè?”
“Co i’ sale!” fu la risposta pronta del poeta.
Che memoria eccezionale!!!
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Come abbiamo visto, l’Alighieri fu pubblico ufficiale della Repubblica Fiorentina per diversi anni, questo lo elevò di reputazione agli occhi dei cittadini come uomo onesto e votato al bene comune. Egli si vantava di dire sempre la verità, anche quando costava caro!
Una storia racconta che, quando fu costretto a fuggire da Firenze, fu fermato dalle autorità incaricate di cercarlo che, non riconoscendolo, gli chiesero se aveva idea di dove si trovasse Dante. Egli, per non venir meno al sua onore di uomo onesto rispose con un gioco di parole così da salvarsi la pelle senza dire bugie:
“Quando stavo scendendo per strada, non mi ha superato.”
Per quanto possa essere vissuto da molti studenti come un incubo, Dante Alighieri rappresenta a pieno titolo la nostra nazione nel mondo e nella storia.
Lo hanno pensato anche tutti i cittadini che nel 1998 hanno votato Dante come immagine rappresentativa da inserire nella nuova moneta da 2€.
Questa però non è l’unica occasione in cui il Sommo Poeta comparve nelle monete italiane, accadde anche nel 1965 quando fu inserito sulla moneta da 500 lire in occasione dei 700 anni dalla sua nascita.
Pochi, come Dante, possono essere considerati dei grandi viaggiatori. Lui, purtroppo, fu costretto a spostarsi molto a causa della condanna che pendeva sulla sua testa.
Quest’anno, che ricorrono i 700 anni dalla sua morte, si può onorare l’autore della Divina Commedia percorrendo il celebre Cammino di Dante, un sentiero che attraversa l’appennino e collega le città più care al poeta: Firenze e Ravenna.
Conosci altre curiosità su Dante Alighieri o la sua Divina Commedia? Scrivilo nei commenti!