La basilica di Santa Maria Novella è l’unica chiesa fiorentina a possedere una facciata marmorea rinascimentale, a differenza ad esempio di quelle di Santa Croce e Santa Maria del Fiore che furono realizzate solo nel XIX secolo.
Ma non solo! Questa facciata rappresenta uno dei più incredibili progetti dell’architetto Leon Battista Alberti che qui dovette cimentarsi nella risoluzione di diversi problemi, primo tra tutti la presenza di una facciata trecentesca parzialmente realizzata.
Il risultato del suo progetto è straordinario, un insieme di ordine, equilibrio e semplicità che sa emozionare e stupire. In questo articolo ti racconteremo alcune curiosità su questo capolavoro del Rinascimento fiorentino da poter ammirare quando visiterai la città!
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L’attuale basilica di Santa Maria Novella fu terminata alla metà del ‘300. In quel periodo fu iniziata anche una facciata marmorea rimasta però per molto tempo incompiuta. A seguito del Concilio tenutosi a Firenze nel 1439 i frati domenicani decisero di concludere la facciata per valorizzare l’importanza della basilica.
Ed è qui che entra in gioco uno dei protagonisti della nostra storia: Giovanni Rucellai, un ricco mercante fiorentino divenuto famoso per il commercio di tessuti di lana rossi. Il commercio dei prodotti dei Rucellai era così diffuso che spesso la famiglia spediva i tessuti anche via mare: proprio per questo venne scelta come simbolo familiare una vela spiegata al vento.
Se si osserva attentamente la facciata di Santa Maria Novella è possibile rintracciare lo stemma Rucellai in diversi punti…ma perché?
La fascia che corre orizzontalmente al centro della facciata e le due lesene verdi laterali rappresentano i “margini” da cui parte il progetto di Leon Battista Alberti. La presenza dello stemma in questi elementi architettonici dichiara che i Rucellai finanziarono la facciata e scelsero di commissionare l’opera all’Alberti, allo stesso tempo questo simbolo divide ciò che già esisteva precedentemente da ciò che è stato costruito in un momento successivo.
A sottolineare ulteriormente il generoso aiuto economico dato dai Rucellai, Leon Battista Alberti ha posto una scritta a caratteri piuttosto evidenti nel fregio superiore che dice “IOHA(N) NES ORICELLARIUS PAV(LI) F(ILIUS) AN(NO) SAL(VTIS) MCDLXX” ovvero Giovanni Rucellai, figlio di Paolo, anno 1470.
Se si raggiunge la basilica da Via degli Avelli (dalla stazione, per intenderci) si nota chiaramente che la parte superiore della facciata di Santa Maria Novella supera l’altezza delle navate della basilica.
Questa insolita soluzione è stata scelta da Leon Battista Alberti per risolvere il problema di dover completare un progetto già iniziato. Seguendo le regole di equilibrio e simmetria classiche teorizzate nei suoi trattati egli progettò una facciata che dialogasse con gli elementi precedenti senza rinunciare ai principi architettonici rinascimentali.
Analizzando la facciata attraverso le figure geometriche è possibile osservare che il fregio centrale divide in due la struttura: la parte superiore, realizzata da Leon Battista Alberti, è della stessa dimensione della parte inferiore, già esistente. In questo modo, agli occhi di chi osserva, sembra una facciata pensata in modo unitario, sebbene non lo sia.
Un piccolo dettaglio che caratterizza questa facciata, ripreso poi anche nelle chiese di Santa Croce e Santa Maria del Fiore, è l’utilizzo del marmo rosso per sottolineare gli elementi più importanti, come ad esempio il portone centrale d’ingresso.
Proprio qui, al di sotto della porta d’ingresso, è possibile scorgere una targa in porfido rosso con la scritta “Bernardo Oricellario” e un cerchio, sempre di porfido, senza scritte. Questa lastra rossa sta a indicare il luogo esatto in cui è stato seppellito Bernardo Rucellai, figlio di Giovanni, nel 1514. L’uso del marmo rosso non è una casualità, ovviamente, ma una scelta oculata: bisognava dare risalto e importanza alla tomba di quest’uomo!
Ma chi fu Bernardo Rucellai?
Egli fu uno dei più importanti membri della famiglia Rucellai, grande studioso, scrittore di testi storici e mecenate. Sposò la sorella maggiore di Lorenzo il Magnifico, Lucrezia de’ Medici detta Nannina, creando così un forte sodalizio tra le due più grandi famiglie fiorentine dell’epoca.
A ricordo di questa unione, sia sulla facciata della basilica, sopra la porta centrale, che nella Loggia Rucellai venne posto lo stemma mediceo di Piero de’ Medici e di Cosimo il Vecchio, rispettivamente il padre e il nonno di Lucrezia.
Bernardo, inoltre, è ricordato perché aprì i propri giardini privati, gli Orti Oricellari, ai membri dell’Accademia Neoplatonica dopo la morte del Magnifico e ad altri uomini illustri, come Machiavelli che qui lesse i suoi Discorsi.
Osservando attentamente la facciata è possibile scorgere due dei tre strumenti astronomici posti su di essa tra il 1572 e il 1574 dal frate domenicano Ignazio Danti da Perugia, astronomo e cartografo al servizio di Cosimo I de’ Medici.
Sul lato sinistro è installata un’armilla equinoziale in bronzo, uno strumento molto prezioso utilizzato per calcolare con precisione il giorno dell’equinozio di primavera.
Anticamente, infatti, non era semplice stabilire il giorno dell’equinozio, soprattutto considerando che la Terra impiega poco più di 365 giorni per compiere un giro intorno al sole. L’armilla, dunque, ha proprio il compito di definire in modo esatto il giorno in cui i raggi del sole colpiscono in modo perpendicolare l’equatore.
Come riesce a farlo? Semplicemente proiettando un’ombra sul marmo della facciata. I due cerchi bronzei di cui è composta, nel giorno dell’equinozio, creano un’ombra a forma di croce sulla facciata.
Grazie a questo strumento è stato possibile ristabilire con esattezza il giorno dell’equinozio di primavera e riformulare, in base ad esso, il calendario liturgico a partire dalla Pasqua.
Sul lato destro della facciata, invece, si trova il quadrante astronomico utilizzato per definire l’inclinazione dell’asse terrestre e l’altezza del sole durante l’anno.
Inoltre, il quadrante calcolava le ore in tutti i sistemi orari conosciuti e utilizzati all’epoca, così da permettere a chiunque di leggere lo strumento e diffondere cultura, specialmente in una città come Firenze frequentata anche da molti stranieri già nel Cinquecento.
Grazie a questi strumenti e agli studi condotti dal Danti è stato sostituito il calendario giuliano (creato da Giulio Cesare nel 46 a.C.) con il calendario gregoriano, istituito da papa Gregorio XIII nel 1582, anno in cui dalla notte del 4 ottobre si è slittati direttamente al 15 ottobre, eliminando il gap creatosi con il precedente calendario.
A coronare la facciata di Santa Maria Novella è stato posto da Leon Battista Alberti un sole raggiante verde su campo bianco. Questo simbolo, a differenza delle altre decorazioni, rimanda all’ordine domenicano a cui apparteneva la basilica.
I domenicani, infatti, avevano scelto come stemma dell’ordine uno scudo bianco e nero che ricordava il vestito dei frati. Il bianco della veste, richiamo alla purezza, contrasta con la cappa e il mantello neri, simbolo della penitenza. All’interno dello scudo, nella parte nera si trovava una stella che ricorda la nascita di San Domenico. I frati di Santa Maria Novella, in particolare, aggiunsero poi un sole raggiante nero nella parte bianca dello stemma, in ricordo del volto di Cristo.
Questo stesso sole raggiante è stato poi riprodotto dall’architetto sulla facciata ed è stato scelto come simbolo del quartiere storico di Santa Maria Novella che aveva come centro religioso la basilica domenicana.
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