Movimento, energia, dramma. Teatralità, spettacolo, scenografia. Stupore, contrasto, dinamismo.
Ecco alcune delle parole che ci vengono in mente quando pensiamo all’arte barocca, che si tratti di pittura, scultura o architettura gli elementi chiave di questo periodo rimangono quelli legati alla volontà di rappresentare la scena in maniera teatrale, impressionando e coinvolgendo il pubblico con forti contrasti di luci e di ombre, movimenti repentini, linee sinuose o gesto scenografici.
Se poi vogliamo andare a cercare dove tutto questo è nato ci ritroviamo a Roma, nel salone con il Trionfo della Divina Provvidenza dipinto da Pietro da Cortona per il papa Urbano VIII, o all’interno della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola con lo spettacolare soffitto di Andrea del Pozzo.
Ma abbiamo mai pensato a una pittura barocca a Firenze? Se abbandoniamo per un momento l’idea della culla del Rinascimento ci accorgiamo che la città toscana ha saputo a suo modo accogliere le novità barocche importate da Roma e modularle a proprio gusto e piacimento.
Scopriamo insieme quali sono i luoghi e quali le opere che ci permettono di avvinarci ad un aspetto nuovo della nostra città.
Tra i primi artisti che anticipano il barocco a Firenze troviamo Santi di Tito.
È stato un pittore e un architetto tra i più famosi della seconda metà del Cinquecento fiorentino e toscano, grande maestro che ha formato molti allievi diventando pioniere di un nuovo linguaggio che caratterizzerà poi il secolo successivo.
Osserviamo questo dipinto e capiamo di cosa stiamo parlando!
Questa è una pala del 1593, si trova nel Museo di San Marco e rappresenta la Visione di San Tommaso d’Aquino.
San Tommaso è in piedi, all’esterno di una cappella dentro la quale c’è una pala con il crocifisso, un crocifisso che sporge dal quadro, esce dalla sua cornice e si protende verso il Santo. Ai suoi piedi Santa Caterina con la ruota simbolo del suo martirio è addirittura fuori dal quadro, invade lo spazio scenico del Santo che sta ammirando la scena. Maddalena abbraccia la croce, Maria e San Giovanni completano il quadro vivente. Una scena ricca di sentimento, affetto e commozione.
Le figure prendono vita, si animano, diventano spettacolo, l’effetto teatrale è chiaro e ci coinvolge.
Vuoi vedere questo capolavoro dal vivo? Scopri la nostra visita guidata partecipativa al Museo di San Marco e ai suoi capolavori.
Ci spostiamo ora all’interno della Galleria Palatina, siamo di fronte al Martirio di Santo Stefano, siamo alla fine del Cinquecento a Firenze e Ludovico Cardi, detto il Cigoli (dal luogo dove è nato) realizza quest’opera per il convento di Monte Domini.
In questo dipinto il protomartire Santo Stefano viene spinto col piede a terra dal suo carnefice e gli altri sono pronti con i sassi per lapidarlo. Ci sono contrasti di luce molto forti e drammatici e i gesti sono teatrali.
È per tutti questi elementi che Mina Gregori, una grandissima studiosa che ha dato avvio agli studi sul Seicento fiorentino, può essere considerato il primo esempio di iconografia barocca a Firenze.
Il Cigoli insieme a Santi di Tito e ad un altro pittore di nome Federico Barocci sono i tre grandi nomi che diventano esempio per i più giovani artisti che svilupperanno il Barocco anche a Firenze. Ma ci vorrà del tempo, perché in realtà il Barocco a Firenze arriva importato dalla figura di Pietro da Cortona.
Pietro da Cortona viene considerato uno dei massimi esponenti della pittura barocca, se non l’inventore di questo nuovo linguaggio. Lo abbiamo lasciato a Palazzo Barberini, lavorando per Urbano VIII, ma a un certo punto sarà proprio il papa a mandarlo a Firenze.
Ferdinando II dei Medici, infatti, era rimasto orfano in minore età e già ad undici anni viene promesso sposo a sua cugina che di anni ne aveva solo due: Vittoria Della Rovere, ultima erede del ducato di Urbino che i Medici speravano di acquisire con questo matrimonio.
Non avevano fatto i conti però con il fatto che il ducato era in realtà proprietà pontificia e che, nonostante gli accordi fossero inizialmente diversi, Urbano VIII aveva tutto il potere per riprendersi i suoi territori, cosa che fece alla morte del padre di Vittoria.
Il papa si rende conto di aver fatto così un dispetto ai Medici e, per dargli un premio di consolazione manda a Firenze per un periodo il suo artista prediletto, Pietro da Cortona, in occasione del matrimonio tra Ferdinando II e Vittoria Della Rovere, che avverrà nel 1637. Qui Pietro viene incaricato di dipingere la sala della stufa, che si trova al primo piano nobile di Palazzo Pitti, poi torna a Roma, e nel 1640 tornerà a Firenze a dipingere, sempre nel primo piano nobile di Palazzo Pitti, le sale dei pianeti, quelle famose nella Galleria Palatina.
Questa piccola stanza è un gioiello inestimabile. Deve il nome alla sua funzione di bagno-sauna.
Si affaccia sul Giardino di Boboli ed era destinata ad essere un ambiente privato. Nel 1637, quando Pietro da Cortona arriva a Firenze si riprende la decorazione proprio di questo ambiente.
La scelta del soggetto ricade sulle quattro età dell’uomo secondo la mitologia. L’età dell’oro in cui l’umanità è felice, non deve lavorare, la natura offre tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno e vive raccogliendo i frutti donati. L’età dell’argento in cui inizia il lavoro dell’uomo, ma dove regna ancora la pace. L’età del bronzo in cui iniziano le guerre, compare la necessità di una legge a regolamentare le vicende dell’uomo e i popoli si dividono in vincitori e vinti. Forza e armi, dunque, ma non la spietatezza che arriva con l’età del ferro. La guerra ormai è la cifra che caratterizza l’attività dell’uomo e lo scontro è feroce.
Con un linguaggio scenografico e teatrale, ricco di dettagli e di luce, Pietro ci racconta questa evoluzione e ci vuole dire che il matrimonio tra Ferdinando e Vittoria non poteva che essere letto come l’arrivo di una nuova età dell’oro.
Dopo un periodo a Roma Pietro torna a Firenze e realizza un progetto molto ambizioso per Ferdinando II: le sale dei pianeti.
Questa serie di sale verrà tutta affrescata da Pietro da Cortona seguendo un unico filo conduttore: la rappresentazione di un percorso iniziatico e di vita per la figura del Principe che viene portato via dalle braccia di Venere e inizia il suo viaggio accompagnato da Ercole fino ad arrivare al cospetto di tutti gli dei sul monte Olimpo.
Ogni sala sarà dedicata a un Dio dell’Olimpo e al corrispondente pianeta del Sistema Solare: Giove, Venere, Marte, Saturno e Apollo.
È la prima volta che un pittore crea un programma unitario di affreschi per una serie di sale. Questa idea di una storia che si sviluppa dalla prima all’ultima, verrà poi copiata da tutti gli altri regni d’Europa, che nei loro palazzi imiteranno Palazzo Pitti.
Con questo intervento di Pietro da Cortona Pitti diventa una vera e propria reggia, non reale ma granducale.
Puoi ammirare la bellezza e la teatralità di questi capolavori con il nostro tour alla Galleria Palatina di Firenze.
Le innovazioni di un nuovo linguaggio eccentrico, sontuoso e teatrale come quello del barocco romano, fanno breccia tra i pittori fiorentini, che accolgono però queste caratteristiche declinandole alla loro maniera.
Il Seicento fiorentino in generale, anche per i pittori che saranno poi pienamente barocchi, rimane sempre un barocco molto moderato, misurato. Non è mai sovrabbondante ed estremo come quello romano, poiché l’influenza della tradizione fiorentina, sempre molto attenta alla misura, incide notevolmente.
Per questo motivo per molto tempo i critici hanno considerato il Barocco fiorentino come provinciale. Si tratta invece solo di una linea particolare che i contemporanei apprezzavano e di cui riconoscevano la bontà.
Esempio fra tutti l’elegante Francesco Furini, pittore barocco ma nello stesso tempo attento al classico, pone la sua attenzione sullo sfumato leonardesco.
Nella sua Ila e le Ninfe rappresenta figure mitologiche in maniera sensuale e ammaliante per trasmettere un messaggio e farci arrivare alla comprensione della bellezza dell’anima attraverso la bellezza terrena.
Non solo Palazzo Pitti offre la possibilità di ammirare i capolavori barocchi realizzati dagli artisti del Seicento fiorentino.
In molte chieste troviamo opere d’arte e architettoniche stupefacenti che ereditano lo stile teatrale e maestoso del Barocco romano.
Ecco di seguito i luoghi più significativi del barocco fiorentino.