DONATELLO E BRUNELLESCHI:
LA SFIDA DEI CROCIFISSI

Esistono storie spesso curiose che accompagnano le opere d’arte realizzate dagli artisti nel corso dei secoli. Oggi vogliamo raccontarvi la leggenda che avvolge due crocifissi in legno realizzati a Firenze da due grandi maestri del Rinascimento: stiamo parlando del Crocifisso di Donatello, conservato nella basilica di Santa Croce e del Crocifisso di Filippo Brunelleschi, custodito nella basilica di Santa Maria Novella.

L’aneddoto è riportato dallo storiografo Giorgio Vasari nella sua opera Vite de’ più eccellenti scultori, pittori e architetti.

Donatello crocifisso
Donatello, Crocifisso, 1408 circa

Un contadino in croce

All’inizio del 1400 Donatello scolpì un crocifisso in legno e lo mostrò con fierezza all’amico Filippo Brunelleschi, chiedendogli un parere.

La reazione dell’artista non fu però quella che Donatello si aspettava: Brunelleschi, quasi sbeffeggiandolo, gli disse infatti che sembrava che avesse messo in croce un contadino al posto di Gesù Cristo, “il quale fu delicatissimo, et in tutte le parti il più perfetto uomo che nascesse già mai”.

Donatello in effetti si soffermò sul lato umano di Cristo e sulla sua sofferenza, rappresentando un corpo quasi “sgraziato” perché profondamente provato dal dolore.

L’artista, risentito per il giudizio ricevuto, invitò prontamente l’amico a fare di meglio: “piglia del legno” gli disse, “e pruova a farne uno ancor tu!”.

Brunelleschi accolse la sfida e, senza che nessuno lo sapesse, nei mesi successivi lavorò con impegno al suo crocifisso.

Esistono storie spesso curiose che accompagnano le opere d’arte realizzate dagli artisti nel corso dei secoli. Oggi vogliamo raccontarvi la leggenda che avvolge due crocifissi in legno realizzati a Firenze da due grandi maestri del Rinascimento: stiamo parlando del Crocifisso di Donatello, conservato nella basilica di Santa Croce e del Crocifisso di Filippo Brunelleschi, custodito nella basilica di Santa Maria Novella.

L’aneddoto è riportato dallo storiografo Giorgio Vasari nella sua opera Vite de’ più eccellenti scultori, pittori e architetti.

Un contadino in croce

All’inizio del 1400 Donatello scolpì un crocifisso in legno e lo mostrò con fierezza all’amico Filippo Brunelleschi, chiedendogli un parere.

La reazione dell’artista non fu però quella che Donatello si aspettava: Brunelleschi, quasi sbeffeggiandolo, gli disse infatti che sembrava che avesse messo in croce un contadino al posto di Gesù Cristo, “il quale fu delicatissimo, et in tutte le parti il più perfetto uomo che nascesse già mai”.

Donatello in effetti si soffermò sul lato umano di Cristo e sulla sua sofferenza, rappresentando un corpo quasi “sgraziato” perché profondamente provato dal dolore.

Donatello crocifisso
Donatello, Crocifisso, 1408 circa

L’artista, risentito per il giudizio ricevuto, invitò prontamente l’amico a fare di meglio: “piglia del legno” gli disse, “e pruova a farne uno ancor tu!”.

Brunelleschi accolse la sfida e, senza che nessuno lo sapesse, nei mesi successivi lavorò con impegno al suo crocifisso.

Quando l'arte ti rovina il pranzo

Un giorno Brunelleschi invitò Donatello a mangiare con lui. Al Mercato Vecchio, che si trovava nella zona dell’attuale piazza della Repubblica, comprò uova, formaggio e altre cose per il pranzo e le diede all’amico, chiedendogli di avviarsi verso casa sua, dove l’avrebbe presto raggiunto.

Donatello entrò nell’abitazione dell’amico e vi trovò la sorpresa che Brunelleschi aveva preparato per lui: un Crocifisso così meravigliosamente scolpito che, per lo stupore, l’artista fece cadere a terra tutto quello che aveva in mano.

Quello che vedeva era un corpo anatomicamente perfetto, composto e aggraziato, che metteva in luce l’aspetto divino di Cristo, idealizzandone la figura.

crocifisso Brunelleschi
Filippo Brunelleschi, Crocifisso, 1410 circa

Brunelleschi tornò a casa e, trovando l’amico a bocca aperta, si compiacque di aver colpito nel segno; guardando il pranzo sul pavimento, finse però di preoccuparsi per il suo stomaco vuoto e gli chiese ridendo “Che desinaremo noi avendo tu versato ogni cosa?”. A Donatello, però, la visione di quel capolavoro aveva fatto passare l’appetito. “Io per me”, gli rispose, “ho per istamani avuta la parte mia, se tu vuoi la tua, pigliatela. Ma non più, a te è conceduto fare i Cristi, et a me i contadini.”

Possiamo immaginare Donatello tornarsene a casa a testa bassa e Brunelleschi raccogliere le uova rotte da terra, con il sorriso soddisfatto di chi sa di aver vinto una sfida.

Ti è piaciuta questa storia? Allora scopri altri aneddoti e curiosità su 8 Crocifissi che hanno cambiato la storia dell’arte. 

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